Giù le mani
dalla scuola. Forte e chiaro. Un appello contro le estemporanee interferenze di
un presidente del consiglio senza più freni e al quale aderisce, senza però
firmarlo, anche Gianrico Carofiglio. Magistrato e scrittore, bella penna e
pensiero lucido.
Domanda inevitabile: perché
aderisce all’appello ma non lo firma?
«Non vado pazzo per firmare gli appelli, lo faccio solo in casi
eccezionali. Preferisco ragionare sopra alle questioni. Non riguarda questo
specifico appello, ma possono capitare delle sfumature nei contenuti e nella
forma di uno scritto sulle quali non sono d’accordo. Ognuno deve valorizzare
quello che può spendere - come il proprio nome - utilizzandolo adeguatamente».
Approfondiamo, allora: dopo
l’attacco di Berlusconi contro la scuola statale, il cardinal Bagnasco ha dato
il suo appoggio alla scuola pubblica. Ma scuola pubblica comprende sia la
scuola statale che quella privata parificata. Dunque, se ne deduce che mentre il
presidente del consiglio se la prende con le scuole laiche, quella di Bagnasco
è una difesa prudente e non una vera contrapposizione. Lei che ne pensa?
«Vede, per l’ennesima volta siamo caduti nella trappola di
metterci a interpretare le parole di un provocatore e un bugiardo
professionale. Con Berlusconi non è possibile dialogare in alcun modo. Non può
essere un interlocutore qualcuno che si vanta di non leggere un libro da
vent’anni e va a braccetto con Gheddafi. Almeno non in una democrazia normale.
Berlusconi è un fattore d’inquinamento della nostra democrazia e come tale va
considerato. Non certo come un interlocutore».
In Germania il ministro
della Difesa si è dimesso perché si è scoperto che la sua tesi di dottorato era
stata in gran parte copiata. Da noi viene eletto consigliere il figlio di
Bossi, detto il Trota, che ha ripetuto più volte l’esame di maturità. Forse, il
valore della scuola e dei titoli di studio andrebbe riconsiderato anche da
certi italiani...
«Il discrimine è fra chi ha senso del decoro e chi invece è incapace
di vergognarsi. Il discrimine è fra chi ritiene debbano esserci delle regole,
di comportamento e di decoro e chi di queste regole se ne infischia.
Immaginiamo la politica come una partita di calcio. In Germania chi fa un fallo
viene ammonito e poi espulso. Da noi i giocatori di una squadra, quella di
Berlusconi e Bossi, prendono la palla con le mani e la mettono in porta ma
nessuno li butta fuori dal campo».
Sembra esserci una stessa
strategia per magistrati, sanità e scuola: screditate, screditate, qualche cosa
resterà... Forse perché in questi corpi dello Stato sta nascendo un nuovo
sentire comune? E come continuare a esercitare una resistenza civile?
«L’idea stessa di resistenza rischia di essere fuorviante: qui si
tratta solo di squallide battute da avanspettacolo di un signore al tramonto.
Penserei piuttosto a una strategia di costruzione. Ridefinire una linea di
legalità. Ci troviamo di fronte a un Nerone che sta dando fuoco alla casa
comune della democrazia. Allora formiamo una coalizione repubblicana per
spegnere quel fuoco, a prescindere dalle tessere di partito. Ricostruiamo le
mura e poi ognuno tornerà ad abitare i propri spazi».
Come insegnare ai ragazzi il
desiderio di diventare ricercatori piuttosto che calciatori?
«Non vorrei fare delle graduatorie: non c’è niente di male nel fare
il calciatore. Lo sfascio dipende piuttosto dal fatto che tutto diventa merce,
che qualcosa esiste solo se può essere comprata. Bisogna eliminare questa
orribile e leggermente maleodorante idea che se una cosa non appare prezzabile
essa non ha valore. Esistono scoperte fondamentali come la numerazione binaria,
della quale non si sospettava all’inizio la possibile applicazione nella
tecnologia dei computer. Come diceva il professor John Keating ai suoi studenti
nell’Attimo fuggente: “Noi non scriviamo e leggiamo poesie
perché è carino. Scriviamo e leggiamo poesie perché siamo membri della razza
umana”. O come disse Einstein, “ci sono due categorie di persone: quelle per le
quali niente è miracoloso e quelle per le quali tutto è miracoloso”. Bisogna
decidere a quale club iscriversi. Io scelgo il secondo».
da l'Unità