"In Afghanistan stiamo lavorando anche per la sicurezza dell'Italia,
e dunque anche per Calderoli" e quindi "ci resteremo". Lo ha dichiarato
il ministro degli Esteri Franco Frattini, rispondendo da Bruxelles alla
richiesta del suo collega di governo leghista Roberto Calderoli, che
oggi in un'intervista ha proposto di ritirare le truppe italiane in
Afghanistan - e anche in Libano e nei Balcani. Linea che in serata la
Lega ha provveduto a modificare, derubricando le frasi di Bossi ad
auspiciop che viene dal cuore e che riguarderebbero in ogni caso il
futuro. Non è prevista dunque, salvo soprese, alcuna dissociazione del
Carroccio.
Il ministro degli Esteri ha poi spiegato che in Afghanistan "vogliamo
elezioni credibili, e quindi con una reale partecipazione del popolo
afghano". Quanto alla situazione sul terreno il ministro ha
sottolineato che "siamo consapevoli che i nemici della democrazia
cercheranno di colpire maggiormente durante il periodo di preparazione
del voto". Nondimeno ha ripetuto Frattini, "e' chiaro che resteremo in
Afghanistan".
La tensione però resta alta, dato che su questi temi una maggioranza
divisa ha ricadute sull'immagine dell'Italia all'estero, che già non è
un gran chè, sia sul lavoro dei nostri soldati cvhe hanno bisogno
ovviamente del massimo sostegno politico e istituzionale per le
operazioni. La tensione tra Lega e Pdl sulle missioni è stata innescata
ieri da Umberto Bossi che, dopo il ferimento di cinque soldati italiani
in Afghanistan, ha proposto il ritiro delle truppe. Ritiro con cui,
secondo un sondaggio commissionato da SkyTg24, sarebbe d'accordo oltre
il 60% degli italiani.
Alle parole di Frattini ha fatto eco il capogruppo del Pdl al Senato,
Maurizio Gasparri, : "La missione in Afghanistan proseguirà, così come
da accordi con l'Onu e la comunità internazionale - ha detto Gasparri -
siamo consapevoli dei rischi, ma l'Italia deve confermare il proprio
impegno". E il suo collega di partito Edmondo Cirielli, presidente
della commissione difesa a Montecitorio, ha ricordato che "la proposta
di legge per il rifinanziamento della missione in Afghanistan è stata
approvata dalle commissioni Esteri e Difesa di Montecitorio, convocate
in sede legislativa, anche con il sì della Lega". "Non solo - ha
aggiunto Cirielli - ma il Carroccio ha detto sì due volte a questo
provvedimento: prima concedendo la sede legislativa per l'esame del
testo, e poi approvandolo". La proposta di legge, che era stata
presentata il 10 luglio scorso dai presidenti delle commissioni Difesa,
Edmondo Cirielli, ed Esteri, Stefano Stefani (Lega), è stata approvata
infatti all'unanimità il 23 luglio. E si è trattato del primo
rifinanziamento di una missione all'estero deciso con proposta di legge
parlamentare anziché con decreto del governo. Le norme che puntano a
prorogare la missione in Afghanistan, infatti, erano state inserite
dall'esecutivo nel decreto anti-crisi. Ma da questo erano state
stralciate per essere inserite, da Cirielli e Stefani, in un testo ad
hoc che è stato licenziato giovedì scorso dalla Camera e che ora è
passato all'esame del Senato.
E anche a Palazzo Madama, secondo quanto si è appreso, ci si
appresterebbe a far seguire alla proposta di legge lo stesso iter. Per
arrivare ad un varo definitivo del provvedimento entro l'estate. "Credo
quindi che Bossi - ha sottolineato Cirielli - quando ha parlato di
riportare a casa i soldati italiani non esprimesse una valutazione
politica. La sua deve essere stata più che
altro una considerazione di tipo paternalistico perché è chiaro che si
soffre quando si viene a sapere che giovani vite sono state spezzate da
attentati terroristici". "Ma la Lega - conclude - da un punto di vista
politico è sempre stata d'accordo con l'idea di prorogare la missione
in Afghanistan".
Con il prosieguo della missione è d'accordo anche il segretario del Pd,
Dario Franceschini: "I militari italiani che sono in Afghanistan devono
completare il loro lavoro, non è il momento di pensare ad un ritiro e
sarebbe bene che il Governo si mostrasse unito", ha detto Franceschini
ai microfoni Rai, a margine di una iniziativa ad Udine. "Questo non è
il momento di far rientrare i ragazzi italiani dall'Afghanistan -
spiega - ma di far completare il loro lavoro. Io penso che i ragazzi
italiani, che stanno in Afghanistan perché lo Stato li ha mandati,
hanno il diritto di non vedere ministri che litigano tra di loro con
interviste sui giornali semplicemente per raccogliere qualche consenso
o qualche voto in più".
Conclude Franceschini: "I nostri ragazzi hanno diritto di avere un
Governo e un Parlamento che compattamente stanno alle loro spalle".
Fonte:
L'Unità