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djazz il
30 novembre 2008
Eluana Englaro, l’editoriale di “Repubblica salute”, Beppe Severgnini, il silenzio,
di Valter Vecellio
“Dedicato alla famiglia Englaro”. Così si intitola l’editoriale di Guglielmo Pepe direttore di “Repubblica Salute”. Sotto il titolo due fotografie: la grande mostra una Eluana sorridente assieme alla madre. Nel riquadro, il padre della ragazza. Sotto poche righe: “Troppe parole sono state dette e scritte, anche da noi, su Eluana Englaro. Ma se è inutile invocare il silenzio, ora è necessario abbassare i toni. E si può, si deve, avere rispetto, solidarietà, verso una famiglia stremata da un dolore che nessuno, mai, dovrebbe provare. Non lasciamoli soli, gli Englaro”.
La signora Margherita Giorgi scrive una breve lettera a Beppe Severgnini, titolare della rubrica
“Italians” pubblicata sul “Corriere della Sera Magazine”. Scrive la signora Giorgi: “ Egregio Severgnini, se coloro che condannano il padre di Eluana potessero vedere il volto e il corpo di Eluana com’è oggi, dopo diciassette anni di coma, ben lontano dall’immagine sorridente e felice di un tempo, non pensi che sarebbero più misericordiosi?”. Risponde Severgnini: “Argomento delicatissimo, che non mi sento di affrontare in poche righe. Dico solo: in Italia esistono centinaia di casi simili, risolti con misericordia da un medico coscienzioso, una famiglia addolorata, un sacerdote. Venga in fretta la legge sul testamento biologico, perché stiamo trasformando in uno spettacolo ciò che non dovrebbe esserlo.
Mai”
Ha ragione Pepe, e fa bene a chiedere che siano abbassati i toni; e ha anche ragione Severgnini a stigmatizzare lo “spettacolo” che si rischia di fare di una vicenda dolorosa come quella di Eluana Englaro. E più di tutti ha ragione la signora Giorgi: che invoca misericordia; quella misericordia e quella pietà che, in nome di una malintesa difesa della vita, pervicacemente si nega. Severgnini, che pure non si sente di affrontare la questione in poche righe, centra comunque il problema: in Italia esistono centinaia di casi simili, risolti con misericordia da un medico, dalla famiglia, da un sacerdote. Lo fanno nella clandestinità, nel silenzio: tutti sanno, ma tutti devono fingere che non accada.
Tutti ora vogliono la legge, da approvare rapidament