Il bando per l’assegnazione della gestione del «Caffè letterario» di Chiari è scaduto. A fronte di circa 25 richieste di informazioni, erano stati presentati tre progetti, poi ridottisi a due il giorno stesso della scadenza. Perché questo fuggi fuggi? Leggendo il bando non si trova evidenza di impedimenti gravi o gravosi, ma le cose, come sempre a Chiari, stanno in modo ben diverso e danno adito a gravi sospetti. I punti contestati del bando sono svariati, per semplicità e comodità limitiamoci a un paio (riservandoci, naturalmente, di «fare le pulci» a chi vincerà il bando):
1 – Assicurazione: il bando richiede una assicurazione con un massimale di 5 milioni di euro. Ci siamo presi la briga di girare un po’ di agenzie chiedendo lumi a proposito di una assicurazione con questo massimale. Ebbene, abbiamo scoperto che NESSUNA polizza per esercizi commerciali ha un massimale oltre i 2/2,5 milioni di euro. Non c’è assicurazione sul mercato che garantisca una polizza con 5 milioni di euro di massimale. In giunta non lo sapevano? Non crediamo proprio…
2- Tesserino per vendita di bevande e alimenti: a fronte della condizione presente nel bando di soli 5 punti su cento riservati ad «esperienza nel settore», è richiesta come condizione essenziale il possesso di detta abilitazione, ottenibile frequentando un corso provinciale o regionale di 60 ore, corso che si tiene un paio di volte l’anno. I soli 5 punti avrebbero potuto far pensare ad una regola mirata a favorire l’aspetto «letterario» del progetto a discapito dell’aspetto «commerciale», ma l’obbligatorietà a POSSEDERE detta abilitazione (illegalmente, non viene accettata la dicitura «in attesa di conseguire» come invece è uso nei normali bandi) sembra tesa a favorire non solo persone che già posseggono una attività commerciale, ma pare essere pensata ad personam.
3 – Fidejussione di 30mila euro: pensata come garanzia per l’utilizzo di un locale 700centesco. La richiesta di offerta economica è quindi gravata anche da questa cosa, e guarda caso la fidejussione è decisa dalle banche… Qui prodest?
4 - Mobili: 10 punti, sui 100 totali previsti, erano legati al pregio dei materiali da utlizare per la sala (la dicitura esatta non la ricordiamo). Beh, al termine dei 6 anni, gli arredi (preziosi) sarebbero rimasti poi a carico del gestore, non del comune. E, dovendo essere di grande pregio, probabilmente i 6 anni non sarebbero bastati per ammortizzare la spesa. E poi come usarli dopo? Certo, tecnicamente forse sarebbero stati accettati anche mobili di "seconda fascia", ma sempre molto molto costosi se rapportati all'approccio volontaristico delle associazioni.
Ribadiamo che i punti sospetti sono molti. La realtà è che associazioni no profit e cooperative molto attive sul territorio di Chiari hanno dovuto ritirare l’idea di correre per la gestione del caffè letterario.
La domanda è: per chi era ed è pensato questo progetto? A pensar male si fa peccato, ma purtroppo, soprattutto a Chiari, spesso ci si azzecca…